50 ANNI ed essere
sempre, immancabilmente... ever green!
Sono
cinquant'anni che è stata messa in commercio ed è sempre come ieri.
Una
passione alla quale nessuno rinuncia, aprire quel tappo e mentre lo sviti ti
assale quel profumo che ti mette di buon umore.
Mi ricordo un
lontano giorno a Bologna quando per divertimento, facevo lezione a molte
signore di una certa età sulla bontà del cioccolato come scacciapensieri, in
sostituzione di certe medicine e brandendo una fetta di pane lo spalmavo con
generosa crema prelevata da un enorme barattolone di Nutella... “bread and
chocolate” sentenziavo e ci tuffavamo con gusto, macchiandoci labbra e naso con
la crema.
E' la più famosa
spalmabile nel mondo ed è nata per l'appunto nel 1964 dalla mente del fondatore
della Ferrero: il signor Pietro che ne ha passato al figlio Michele il goloso
testimone e questo ultimo ha pensato di rafforzare la vendita e dalla provincia
passarla al mondo. La provenienza è la città di Alba che è ricca di storia, e
nel suo centro storico ora vi sono ristoranti che dal mondo vengono per
degustare preziosi manicaretti. Detengono anche una Fondazione che si occupa
meravigliosamente di arte e cultura e editano libri sempre molto ben costruiti
e importanti. Attorno c’è un paesaggio e gente tenace e concreta, con i filari
della vite che ingentiliscono paesaggi e profili e i passeggi per i borghi che
ti rimangono attaccati nella memoria.
Si chiamava
“supercrema” e lui la fece diventare NUTELLA usando NUT che in inglese vuol
dire nocciola con una desinenza cremosa, che ora sul mercato delle industrie ha
un peso quotato in borsa e la vendita di mille tonnellate di prodotto al giorno
sul pianeta terra.
L'hanno poi
spalmata in vari altri prodotti dell'azienda, come ad esempio nei cioccolatini
e negli snack, ma da sola è la principale golosità che ci si concede già dal
mattino.
Mette allegria, dona il buon umore, ti toglie le ansie nei momenti
bui, ti fa tuffare dentro con foga quando hai una perplessità.
Anche Nanni
Moretti la immortalò in un suo film, con un barattolone gigante, come metafora
del tuffarcisi dentro e cancellare ogni dubbio ed angoscia; proprio perché il
cioccolato è questa panacea e ti riporta ad essere bambino e darti placido
momento gustoso tutto per te.
Ora le nocciole
per tanta merce non sono più solo piemontesi, ma provengono dai mercati turchi,
così come l’olio di palma dalla Malesia, cacao dalla Costa d'Avorio e Nigeria,
la vanillina dagli Stati Uniti. Insomma una globalità che trova poi rimando nel
trovarla su tutti gli scaffali di markets e negozi del pianeta.
E' un vanto per
questa sabaudia che è patria della pasticceria al cioccolato, quando a metà
dell'Ottocento i pasticceri valdesi cominciarono a sostituire il cioccolato con
le nocciole, per sopperire ad un prezzo esoso dato dal blocco delle
importazioni imposto dalla Francia. Le nocciole non costavano nulla e tendevano
la materia cremosa, forza nel sapore e anche quella certa finezza nel gusto.
Vi fu un certo
pasticcere piemontese, tal Michele Prochet a commercializzare il primo
gianduiotto in coincidenza con il Carnevale di Torino ed era il 1864; da quel
dì lontano la cultura alimentare piemontese compì un connubio che non ha mai
conosciuto crisi.
Ora la nostra
detiene un potere commerciale alto, domina la classifica nel mondo delle creme
in vasetto, mentre altri piccoli pasticceri e imprese artigiane ne continuano
la tradizione con ricette eguali ma con piccola commerciabilità.
Personalmente
acquisto la prima e anche le seconde, portandola anche con me in India, sin
quando ne ho trovata sugli scaffali di un market ed allora me ne approvvigiono
in loco. Anche gli indiani ne sono golosi e infilano dita e cucchiaini con gli
occhi che si illuminano.
Si può usare per
il gelato, in questo caso la mixerete a freddo aggiungendola a latte, panna e
zucchero.
Per la brioche,
farcendola con la sac a poche,
volendo diluendola con un poco di marmellata fluida o con un cucchiaino di
panna.
Per una crostata
di frolla, amalgamando la crema con qualche cucchiaio di ricotta e una
spolverata di nocciole tritate.
Per i muffin
fatti di farina, zucchero, lievito mescolati con uova, latte, burro fuso e poca
crema. Negli stampini con la pastella un cucchiaio di crema fredda e poi
infornare.
Per i biscotti
mettendo pari quantità di crema e farina e un uovo intero. Versare poi con i
cucchiaini l’impasto sulla placca del forno foderata con silpat e 8 minuti dopo
avrete una bontà guduriosissima.
COURTESY http://redmango.tumblr.com/ |
Gli ingredienti
per questa crema sono le nocciole ed è preferibile sempre la tonda della Langhe
Igp, chiaramente ne stiamo parlando se volete esprimervi in loco e farvela da
soli. Sono comunque la base anche di quella industriale Ferrero. Il cacao verrà
separato dalla massa del suo grasso pregiato e immettendo il burro di cacao
nella miscela si otterrà spalmabilità e fragranza.
Poi c’è lo zucchero,
da quello bianco a quello di canna grezzo con il latte che è rigorosamente in
polvere e quasi sempre in versione magra. Ma può essere sostituito utilizzando
il cioccolato al latte e per i vegani niente latte oppure latte di soia o di
riso.
Infine la
vaniglia che è di prima scelta, utilizzando i semi dei preziosi baccelli di Vanilla planifolia Bourbon del
Madagascar o dell'isola della Reunion. Nelle produzioni di basso costo si mette
la vanillina.
L'industria
Ferrero ha poi usato fior fiore di pubblicitari e copy per far conoscere questo
brand e ci sono riusciti davvero con molta efficacia tant'è che nessuno
rinuncia a mettere nella borsa o carrello questo prodotto.
Il brand è il
nome che identifica un prodotto di un determinato marchio e il primo brand
della storia deriva dal nome della cuoca di Proust che determinò la
Madeleneitte biscotto che lo scrittore evoca. La sua cuoca si chiamava
Madeleine Paulmier.
Così i playboy
vengono chiamati dongiovanni perché Don Giovanni di Mozart era un playboy e
così oramai ogni brand viene scritto con la minuscola e pure la nutella lo è,
segna il successo e l'eccellenza appunto. Si ha una commistione che però dal punto di vista commerciale
talvolta ne determina anche esclusività, nonché controlli per legittimarla e
rimandare il nome comune a quello proprio.
Appunto per
questo il naming più recente flirta
con la grammatica e prende i suoi nomi propri nel vocabolario e crea una zona
franca lessicale fra specie merceologiche e singoli prodotti, dando affidabilità
al brand e un colloquio intimo e privato, rivestendo industria di naturalezza e
intima focolare vita.
Resta comunque un
gustoso snack o una colazione energetica, una pausa del quotidiano affanno,
oppure una chiusura di giornata, lì nel “bread and chocolate” che ti fa
sporcare dita, punta del naso e labbra e ringrazi coloro che han racchiuso
tanto cremoso supporter emotivo in un barattolo, che talvolta lavato poi
racchiude altri alimenti e ritorna utile sugli scaffali della tua
quotidianità......ringrazi i Ferrero e anche colui che nel lontano Ottocento ha
impastato tali ingredienti ed ha dato vita a tutto questo.