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martedì 20 maggio 2014

FOOD HISTORY - Buon compleanno, NUTELLA!

50 ANNI ed essere sempre, immancabilmente... ever green!

Sono cinquant'anni che è stata messa in commercio ed è sempre come ieri. 
Una passione alla quale nessuno rinuncia, aprire quel tappo e mentre lo sviti ti assale quel profumo che ti mette di buon umore.
Mi ricordo un lontano giorno a Bologna quando per divertimento, facevo lezione a molte signore di una certa età sulla bontà del cioccolato come scacciapensieri, in sostituzione di certe medicine e brandendo una fetta di pane lo spalmavo con generosa crema prelevata da un enorme barattolone di Nutella... “bread and chocolate” sentenziavo e ci tuffavamo con gusto, macchiandoci labbra e naso con la crema.
E' la più famosa spalmabile nel mondo ed è nata per l'appunto nel 1964 dalla mente del fondatore della Ferrero: il signor Pietro che ne ha passato al figlio Michele il goloso testimone e questo ultimo ha pensato di rafforzare la vendita e dalla provincia passarla al mondo. La provenienza è la città di Alba che è ricca di storia, e nel suo centro storico ora vi sono ristoranti che dal mondo vengono per degustare preziosi manicaretti. Detengono anche una Fondazione che si occupa meravigliosamente di arte e cultura e editano libri sempre molto ben costruiti e importanti. Attorno c’è un paesaggio e gente tenace e concreta, con i filari della vite che ingentiliscono paesaggi e profili e i passeggi per i borghi che ti rimangono attaccati nella memoria.


Si chiamava “supercrema” e lui la fece diventare NUTELLA usando NUT che in inglese vuol dire nocciola con una desinenza cremosa, che ora sul mercato delle industrie ha un peso quotato in borsa e la vendita di mille tonnellate di prodotto al giorno sul pianeta terra.
L'hanno poi spalmata in vari altri prodotti dell'azienda, come ad esempio nei cioccolatini e negli snack, ma da sola è la principale golosità che ci si concede già dal mattino. 






Mette allegria, dona il buon umore, ti toglie le ansie nei momenti bui, ti fa tuffare dentro con foga quando hai una perplessità.

Anche Nanni Moretti la immortalò in un suo film, con un barattolone gigante, come metafora del tuffarcisi dentro e cancellare ogni dubbio ed angoscia; proprio perché il cioccolato è questa panacea e ti riporta ad essere bambino e darti placido momento gustoso tutto per te.
Ora le nocciole per tanta merce non sono più solo piemontesi, ma provengono dai mercati turchi, così come l’olio di palma dalla Malesia, cacao dalla Costa d'Avorio e Nigeria, la vanillina dagli Stati Uniti. Insomma una globalità che trova poi rimando nel trovarla su tutti gli scaffali di markets e negozi del pianeta.
E' un vanto per questa sabaudia che è patria della pasticceria al cioccolato, quando a metà dell'Ottocento i pasticceri valdesi cominciarono a sostituire il cioccolato con le nocciole, per sopperire ad un prezzo esoso dato dal blocco delle importazioni imposto dalla Francia. Le nocciole non costavano nulla e tendevano la materia cremosa, forza nel sapore e anche quella certa finezza nel gusto.

Vi fu un certo pasticcere piemontese, tal Michele Prochet a commercializzare il primo gianduiotto in coincidenza con il Carnevale di Torino ed era il 1864; da quel dì lontano la cultura alimentare piemontese compì un connubio che non ha mai conosciuto crisi.
Ora la nostra detiene un potere commerciale alto, domina la classifica nel mondo delle creme in vasetto, mentre altri piccoli pasticceri e imprese artigiane ne continuano la tradizione con ricette eguali ma con piccola commerciabilità.
Personalmente acquisto la prima e anche le seconde, portandola anche con me in India, sin quando ne ho trovata sugli scaffali di un market ed allora me ne approvvigiono in loco. Anche gli indiani ne sono golosi e infilano dita e cucchiaini con gli occhi che si illuminano.

Si può usare per il gelato, in questo caso la mixerete a freddo aggiungendola a latte, panna e zucchero.
Per la brioche, farcendola con la sac a poche, volendo diluendola con un poco di marmellata fluida o con un cucchiaino di panna.
Per una crostata di frolla, amalgamando la crema con qualche cucchiaio di ricotta e una spolverata di nocciole tritate.
Per i muffin fatti di farina, zucchero, lievito mescolati con uova, latte, burro fuso e poca crema. Negli stampini con la pastella un cucchiaio di crema fredda e poi infornare.
Per i biscotti mettendo pari quantità di crema e farina e un uovo intero. Versare poi con i cucchiaini l’impasto sulla placca del forno foderata con silpat e 8 minuti dopo avrete una bontà guduriosissima.
COURTESY http://redmango.tumblr.com/
Gli ingredienti per questa crema sono le nocciole ed è preferibile sempre la tonda della Langhe Igp, chiaramente ne stiamo parlando se volete esprimervi in loco e farvela da soli. Sono comunque la base anche di quella industriale Ferrero. Il cacao verrà separato dalla massa del suo grasso pregiato e immettendo il burro di cacao nella miscela si otterrà spalmabilità e fragranza.
Poi c’è lo zucchero, da quello bianco a quello di canna grezzo con il latte che è rigorosamente in polvere e quasi sempre in versione magra. Ma può essere sostituito utilizzando il cioccolato al latte e per i vegani niente latte oppure latte di soia o di riso.
Infine la vaniglia che è di prima scelta, utilizzando i semi dei preziosi baccelli di Vanilla planifolia Bourbon del Madagascar o dell'isola della Reunion. Nelle produzioni di basso costo si mette la vanillina.


L'industria Ferrero ha poi usato fior fiore di pubblicitari e copy per far conoscere questo brand e ci sono riusciti davvero con molta efficacia tant'è che nessuno rinuncia a mettere nella borsa o carrello questo prodotto.


Il brand è il nome che identifica un prodotto di un determinato marchio e il primo brand della storia deriva dal nome della cuoca di Proust che determinò la Madeleneitte biscotto che lo scrittore evoca. La sua cuoca si chiamava Madeleine Paulmier.
Così i playboy vengono chiamati dongiovanni perché Don Giovanni di Mozart era un playboy e così oramai ogni brand viene scritto con la minuscola e pure la nutella lo è, segna il successo e l'eccellenza appunto. Si ha una commistione  che però dal punto di vista commerciale talvolta ne determina anche esclusività, nonché controlli per legittimarla e rimandare il nome comune a quello proprio.
Appunto per questo il naming più recente flirta con la grammatica e prende i suoi nomi propri nel vocabolario e crea una zona franca lessicale fra specie merceologiche e singoli prodotti, dando affidabilità al brand e un colloquio intimo e privato, rivestendo industria di naturalezza e intima focolare vita.

Resta comunque un gustoso snack o una colazione energetica, una pausa del quotidiano affanno, oppure una chiusura di giornata, lì nel “bread and chocolate” che ti fa sporcare dita, punta del naso e labbra e ringrazi coloro che han racchiuso tanto cremoso supporter emotivo in un barattolo, che talvolta lavato poi racchiude altri alimenti e ritorna utile sugli scaffali della tua quotidianità......ringrazi i Ferrero e anche colui che nel lontano Ottocento ha impastato tali ingredienti ed ha dato vita a tutto questo.