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sabato 7 dicembre 2013

FOOD ART - Sono così belli che ora Museum Victoria and Albert di Londra li espone

Sampuru, il cibo di plastica che fa impazzire i giapponesi

Mi imbattei in questa arte anni fa, guardando un film che mi piace molto: TOKYO GA del grande regista Wim Wenders. Rimasi affascinata e da allora imploro chiunque vada in Giappone di portarmi un pezzo.
Che cosa sono vi domanderete?... Sono i menù dei ristoranti giapponesi;  non i consueti menù proposti con carta più o meno vintage, più o meno elegante, più o meno ben costruiti, ma dei capolavori dell'artigianato d'arte, vale a dire dei piatti ricostruiti in cloruro di vinile, identici a quelli che potrai assaporare.
Quindi vedrai esposto nella vetrina del luogo un piatto di sushi al ramen, la tempura con le sue variegate proposte vegetali, il gelato ai fagioli, ma altresì di piatti non giapponesi, come ad esempio degli spaghetti al ragù italianissimi, e naturalmente la pizza, che i giapponesi adorano.
Al solo sguardo la salivazione sale ed aumenta e vien voglia di addentarli, di assaporarli perchè sono perfette riproduzioni; ma addentarli non è cosa pratica e conveniente, perchè sono fintissimi, ma immensamente belli da guardare e rimirare anche come oggetto di arte dentro casa.
Il loro nome è SAMPURU, dalla parola inglese SAMPLES, vale a dire modello, una replica. Usano esporli all'entrata del ristorante in vetrina per accattivare lo sguardo del passante e trasformarlo in avventore.

E' frutto dell'abilità degli artigiani giapponesi, che sanno copiare al millesimo il tutto e lo scibile dell'universo, questo lo si sa. Ma a maggior ragione in casa loro possono esprimersi al meglio; è frutto di un praticantato lungo non meno di tre anni per conseguire la licenza professionale necessaria per crearle.
Tutta questa bellezza ha attratto il Museum Victoria and Albert di Londra, uno dei più grandi e prestigiosi musei del mondo, sentendo il bisogno di metterli in mostra e farli conoscere al grande pubblico.
Avere in casa i SAMPURU è diventata una moda cool presso i turisti giapponesi e non; possono essere a grandezza naturale oppure ridotte, come dei  ninnoli, portachiavi o i pendagli sui cellulari.

Non sono in vendita a prezzi modici, d'altra parte lo yen non è a buon mercato, ma si sa che le cose belle e cariche di significato e di design hanno un valore che non si può discutere. 
Il prezzo da sborsare per ottenere questi oggetti così particolari si aggira dai100 euro sino ai 500 euro per alcuni di grandezza superiore e particolarmente elaborati.
E' un'industria in crescita e gode di ottima salute, infatti sono circa 500 mila i ristoranti in Giappone, e quindi si tratta di una  produzione febbrile. Ma così belli ed incredibilmente verosimili che arrivano a farmi girare la testa.


La procedura per la creazione avviene con una telefonata del ristorante alle tante ditte che operano in questo settore; la ditta che viene prescelta manderà una squadra in loco composta da uno chef esperto, un fotografo altamente qualificato e alcuni assistenti.
Arriveranno rigorosamente vestiti di abito scuro, si inchineranno e dopo si svestiranno completamente per cambiarsi d'abito, indossando quello da lavoro. Assieme ad un paio di calzerotti bianchi immacolati e con le pantofole,  vanno ad impossessarsi della cucina.
Verrà preparato il piatto davanti ai loro occhi e, mentre lo chef prenderà appunti, il fotografo scatterà le immagini dell'operazione, scatti che sono eseguiti sotto luci differenti e con tutte le prospettive immaginabili.
Poi metteranno il piatto dentro una speciale borsa e con gli scatti in macchina a poche ore da quel sopralluogo, si metteranno all'opera per riprodurlo in modo da non alterare colori e forme.
Il costo dell'operazione parte da un minimo di 300 euro ad un massimo di 1000 euro; per un menù completo ci vorranno 10mila euro.
Il mercato che richiede questa tipologia di menù è non solo quello interno giapponese, ma anche quello cinese, coreano, di Taiwan e di altri paesi orientali.
Gli unici a non fare richiesta ed uso di questi speciali menù sono i ristoranti di lusso, che spesso sono ubicati agli ultimi piani dei prestigiosi hotels o degli stores. Questo per distinguersi dalla massa dei ristoranti tradizionali, per offrire ai loro clienti dei menù internazionali e di atmosfera differente.
Una ventata di scandali ha investito questi luoghi del cibo di lusso, incappando in una brutta storia di uso di materie prime di bassa qualità o peggio scadute, nonostante i conti salati che richiedono per mangiare ai loro tavoli.

Quindi la polemica è divampata, e coloro che usano i Sampuru sostengono che se avessero usato i menù di replica, non avrebbero potuto ingannare i clienti perchè è possibile confrontare il piatto che viene servito in tavola con quello esposto in vetrina. Infatti se il piatto non è corrispondente al modello nel piccolo dettaglio o nella minima sfumatura di colore, lo si può rimandare indietro; lo chef in persona verrà ad inchinarsi al cospetto dell'avventore e offrirà le alternative.
Bisogna sottolineare che alcuni chef con grande esperienza nelle cucine anche internazionali, sostengono che i sampuru sono veri incubi per uno chef perchè si ha il terrore di non saper replicare il piatto alla perfezione.
Qualcuno vocifera che prima o poi i giapponesi saranno in grado di riprodurre anche questo, cioè gli odori del cibo esposto... così sarà anche possibile utilizzare l'olfatto per confrontare la replica.

Se andate in Giappone, a Tokyo, li troverete nella Kitchen town, una via che vanta 170 negozi per arredamento di cucine e ristoranti, e potrete sbizzarrirvi nell'acquisto, portandovi a casa delle piccole opere d'arte e design da collezione. Forse anche online, se non avete occasione e felicità di andare là. Un viaggio in Giappone è da sempre per me un meraviglioso sogno futuro.. Sembra che con 1800 euro possiate andare con aereo e soggiornare un mese. 
Sarà possibile?!!!

Si ringrazia TV Smith e Nama.edu.vm per la gentile concessione delle immagini.

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