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venerdì 22 giugno 2012

FOOD THE BOOK - Recetari Occitan


RICETTE OCCITANE
di Andrée Bertino e Fredo Valla, Ed. Ousitanio Vivo, 1997

Si tratta di un altro volume, sempre sulla cucina occitana, che però è andato esaurito, speriamo venga rieditato. Il libro è il risultato del 5° concorso sul tema “Memoria del cibo”.
Le ricette provengono dalle regioni occitane italiane e francesi al di là delle montagne, un territorio legato dalla lingua, dai rapporti confederativi medievali e nella pratica dall'emigrazione stagionale.
Ricette apparentate dalle consuetudini proprie della economia di montagna, contadina e pastorale, e che spesso si ritrovano con nomi diversi in valli e paesi tra loro distanti.
Questa raccolta vide la conferma dell'apparentamento e della continuità della forte matrice di questo popolo che ha visto riconosciuto i suoi diritti e la possibilità dell’ insegnamento della lingua stessa dalla comunità europea e internazionale.
Popolo che ha visto la magnificenza dell'idea dei trobadour, poetica e intellettiva, cortese e libertaria che tanto fece tremare governi e signori del tempo medievale. Predicavano la bellezza, l'amor libero e la libertà di pensiero e affratellamento. Furono sterminati e perseguitati, sparpagliati ed invisi ma la storia gli ha reso memoria ed omaggio nel riconoscimento tardivo di una espressione, matrice di un popolo che ancora ha tanto da dire e esprimere.

giovedì 21 giugno 2012

FOOD RECIPE - La pasta madre

IL LIEVITO NATURALE CHE CI PIACE
Una volta il pane si comprava dal panettiere, era sempre fresco, buono e costava poco. Da un po’ di tempo però le cose sono cambiate, e da un po’ di anni i supermercati si sono riempiti di macchine per il pane, di tutte le marche e di tutti i tipi, e molti di noi sono diventati “panettieri” in casa. Di vantaggi ce ne sono: gli ingredienti li scegliamo noi, e con la facilità di una macchina che impasta non dobbiamo nemmeno faticare così tanto. Diciamo che per fare un buon pane ci vuole una buona farina, un’acqua sana, e del lievito di birra.
Ma esiste anche un altro lievito, molto più naturale, la cui invenzione si perde nei secoli passati…
Chissà se vi è mai capitato di vedere nel frigo di una vostra amica/o un barattolo strano, che necessita di cure continue…  è la pasta madre, un assemblato di tanti lieviti e tanti batteri, che può essere creato da noi, oppure, se si è fortunati, possiamo  farcelo regalare da qualche panettiere ben disposto, anche se di solito questo ingrediente viene considerato una reliquia segreta!
Infatti la pasta madre non si può acquistare in supermercato, e non la troverete nemmeno nei negozi super specializzati, ma darà alla vostra panificazione un sapore del tutto inconfondibile, personale ed unico.

C’è un sito che ne parla in maniera esaustiva, http://www.pastamadre.net/ ed è diventato un cult per gli amanti del pane fatto in casa. Qui ne riproponiamo la ricetta base, che ognuno di voi può provare a fare in casa. Ma ricordatevi: il prodotto così ottenuto richiederà cure costanti settimanali, perché è vivo, e infatti può durare secoli! Ci sono paste madri che sono passate nelle mani di intere generazioni, e questa è la cosa che più mi affascina. Un sapore del pane che può durare nel tempo!

Ecco la ricetta, e fateci sapere se qualcuno di voi l’ha provata:


Passo 1:
ingredienti
200 grammi di farina tipo “0” biologica
100 grammi di acqua tiepida
1 cucchiaino di miele biologico (il miele in questo caso serve a dare una mano nel far partire la fermentazione, in quanto composto da zuccheri semplici più facilmente “attaccabili” dai microorganismi)

Impastate tutti gli ingredienti per bene, fino ad ottenere una piccola palla morbida e liscia. Riponete questo primo impasto in una ciotola coperta da un panno umido e lasciatelo riposare a temperatura ambiente (tra i 18 e i 25 gradi) per 48 ore.
Trascorse queste 48 ore noterete che qualcosa è già successo: l’impasto si è leggermente gonfiato e sono comparsi i primi alveoli

Passo 2:
200 grammi dell’impasto precedente
200 grammi di farina tipo “0” biologica
100 grammi di acqua tiepida

stemperate l’impasto precedente nell’acqua tiepida e una volta sciolto per bene aggiungete la farina. Procedete dunque come al punto precedente, fino ad ottenere un nuovo impasto ben modellato.
Avete appena eseguito quello che si chiama “rinfresco”, cioè avete dato da mangiare nuovi zuccheri semplici e complessi ai vostri lieviti.
Coprite e fate riposare per altre 48 ore.

Passi successivi:
Continuate questa procedura di “rinfresco” per almeno una/due settimane, finché il vostro impasto non sarà in grado di raddoppiare il suo volume in circa 4 ore.
Terminato questo processo, la vostra pasta madre è pronta per essere utilizzata per produrre il vostro pane. Si conserverà in frigorifero in un vasetto di vetro anche per più di una settimana, tra un rinfresco e l’altro.

Ah! Dimenticavamo… se proprio non ve la sentite di iniziare da soli, nel sito sopra citato potete trovare anche una sezione “spacciatori”… di pasta madre… mi raccomando, se qualcuno di voi prova a farla, ci tenga aggiornati sui risultati … perché proveremo anche noi.
Buon pane a tutti!

martedì 19 giugno 2012

FOOD THE BOOK - 18 Menu d'Occitania

VI RACCONTIAMO UN LIBRO
"18 MENU D’OCCITANIA dedicati a 18 donne celebri della storia Occitana", di Andrée Bertino e Fredo Valla, e illustrazioni di Marie Voillat - Ed, Chambra d’Oc, 2006

L’hanno scritto alcuni anni or sono e assieme alle ricette del territorio occitano, che è esteso anche ad altri paesi europei, vi sono le biografie di 18 donne famose della storia occitana, recenti e passate. 
In inglese, francese, spagnolo, occitano e italiano. 
Un volume che potrete chiedere alla Chambra d'Oc telefonando al 328 3129801 o mail: chambradoc@chambradoc.itwww.chambradoc.it

Buona lettura!

domenica 17 giugno 2012

FOOD RECIPE - Andrée Bertino e le sue ricette #02

LA DOBE
…sobbolle in una cocotte francese di ferro smaltata, che ad aprire il pesante coperchio ti riempie le narici e ti sembra di toccare il cielo per poter avere l'onore di poterla assaporare, quella DOBE.

La Dobe è un piatto francese, ma anche occitano perché questo popolo ha la contiguità di oltre Alpe, raminghi da secoli per lavori stagionali o perché perseguitati come i trobadour.

Si tratta di uno spezzatino di vitello tagliato grosso che si rosola nell'olio e lo si fa asciugare; in seguito si uniscono le cipolle tagliate a rondelle, alloro, timo, rosmarino e un bicchiere di vino rosso. La carne umettata si berrà il condimento e a questo punto si aggiungono due piccole scatole di pomodori pelati di marca, io suggerisco: il miracolo di san Gennaro.
A questo punto si chiude il pesante coperchio e si lascia tutto questo a cuocere per un'ora e mezza. 
Lo si serve accanto a delle patate tagliate a tocchi grossi, messe in forno su carta e irrorate con poco olio e sale. Saranno pronte quando avranno raggiunto quel colore dorato.

IL DOLCE - TORTA DI TAPIOCA

…Il finire è una sorpresa, non  per me, ma per gli ospiti nuovi si.
La TAPIOCA che diventa anche dessert.
I francesi la usano, ne fanno ottime zuppe simili al nostro semolino, oppure la impastano per contorno o, appunto, per il dolce finale.

Si prende un litro di latte, si aggiungono 5 cucchiai di zucchero, 1 bustina di vanillina; si mette sul fuoco e, a bollore, aggiungere 250 gr di tapioca e, sempre girando, far cuocere per 7 minuti. Togliere velocemente fuori dal fuoco: aggiungere 2 uova intere che si mescolano velocemente per non fare grumi, una manciata di uvetta passa e si versa in uno stampo da cake. Mettere nel forno a 180 gradi per 20 minuti. Sarà a buona cottura quando avrà un colore dorato come il grano maturo.
Una delizia anche tiepida, lei la preferisce così infatti.

Ma a tavola ci racconta anche di un dolce di Tolone, città adottiva della sua famiglia.
Questo proveremo a cucinarlo noi, a breve foto e ricetta!
Intanto deliziatevi gli occhi e il palato con queste tre ricette, a presto!

©PHOTO EDITING - elisa roattinoV

FOOD RECIPE - Andrée Bertino e le sue ricette #01

TARTELLETTE DI PASTA BRISE' CON GRUVIERA E CIPOLLE

Il Monviso è lì tra le nuvole, con il viso coperto ad immaginarlo, con il Po che scorre veloce e carico di acqua verso la valle, nella casa dalle grandi vetrate dalle quali entra tutto il colore e la potenza di un giardino fiorito e palpitante.
Nella sua cucina piccola ma attrezzata, Andrée cucina con pentole che vantano moltissimi anni di uso, appartenute alla madre e lasciate per il continuare a riprodurre quel sapore, quella continuità preziosa e contigua della discendenza.
Vi presentiamo tre ricette, di gusto, e molto molto invitanti. Deliziose.

COME ANTIPASTO...

…ci prepara delle TARTELLETTE DI PASTA BRISÈ con gruviera e cipolle.
Ci spiega che, assieme alla farina, si impasta metà burro e metà acqua, ciò la rende più leggera. 
Messa nello stampino mono porzione, la si cuoce al forno e poi, una volta fredda, si aggiunge uno strato generoso di formaggio gruyère tagliato a dadini, e sopra un altro strato generoso di cipolle che ha precedentemente tagliato a rondelle e fatte stufare nell'olio.
Infornandole già avvertiamo che sarà una delizia, un antipasto interessante, raffinato e buono da paura. Infatti è così, dopo 10 minuti ce lo serve nel bel piatto di porcellana Rosenthal molto vintage e di raffinato design. 
Accanto ci offre una ratatouille di verdure, servita ambiente con molte zucchine, fagiolini, pomodoro, peperone; tutto raccolto nell'orto produzione, tranne il peperone che arriva dalla vicina Carmagnola.


A breve proseguiremo con il secondo piatto...




©PHOTO EDITING - elisa roattino


sabato 16 giugno 2012

FOOD THE COOKWARE DESIGN - Taglieri colorati

CHOPPING BOARDS

Trattasi di taglieri colorati in polypropolene! 
E’ un bel modo divertente e pratico di riporre i taglieri, ed inoltre questi sono colorati per poterli utilizzare esclusivamente con la carne (rosso), le verdure (verde), il pesce (blu) e i formaggi o le uova (giallo).


Immancabili per gli amanti del design, anche in cucina.












Chopping Boards – Joseph Joseph

venerdì 15 giugno 2012

FOOD INTERVIEW - Incontro con Andrée Bertino

UNA VITA NELLA CULTURA E GASTRONOMIA, ASSIEME A FREDO VALLA

Dove nasce il Po e si dilunga nella valle, appena là sopra c’è Ostanauna borgata antica e solitaria, poche anime come un tempo, silenzi rotti dallo scampanio delle mucche al pascolo, dell'abbaiare dei cani, del lento camminare delle cose quotidiane.
Una casa di architettura moderna e avveniristica, con grandi vetrate in faccia al Monviso, che sembra entrarti in casa e nell'anima.
Lei ti accoglie sorridente con la sua parlata accentuata dal suo nascere in terra francese, parigina elegante e colta, che ha conosciuto e visto molto.
Accanto ad un marito documentarista raffinato ed attento, braccio destro a lungo del grande Jacques Cousteau, dentro la natura e sopra i mari. 

Nel guardare le fotografie del tempo traspare una eleganza e grande raffinatezza di modi e di pensiero. Una bellissima donna, che esprime la sua capacità anche tra i fornelli e alla sua tavola dove si sono avvicendati noti e non, sempre rasserenati dal buon disquisire e dalla bontà dei manicaretti.
Un lutto tremendo la vede sodale con un emergente, allora, documentarista e scrittore, valligiano amante dell'arte e del camminare sulle falde e i crepacci.

Scrivono, lei e Fredo Valla di astronomia, di natura, di cultura varia ma soprattutto di favole che escono dalla loro capacità di affabulazione e invenzione. 
Favole tradotte in tutto il mondo e in tutte le lingue principali che hanno allietato e dato il viatico al buon sonno a milioni di bambini.
Rubriche su Topolino e altri mensili e quotidiani, rubriche di cucina e consigli gastronomici che vede sposare bene questa capacità con un’edizione della cucina occitana andata a ruba per varie edizioni. 

Perché loro due sono dentro alle storie, alla storia del luogo e quindi alla promozione delle cultura occitana che si vede tradotta con documentari detentori di molti premi nei festival di mezzo mondo.
Il vento fa il suo giro, film cult che ha visto idea e esordio in questo luogo, in queste stanze, a questa tavola davanti ad una “dobe” ed un ile flottante, agneau in casseruola, insalate e ortaggi dell'orto a picco sul torrente e che i caprioli amano frequentare.
I cani ti scorazzano attorno, ne ho visti un certo numero, li ho amati e condiviso il passo nei sentieri. Questo ultimo è imparentato con il cane del premier bulgaro, razza di carattere e di lungo pelo, una presenza dolce e rasserenante.

La biblioteca di questo luogo è zeppa di volumi, di rarità, di progettazione e lasci sulla porta gli affanni per immergerti nella ricerca e nella lettura, non volendo più andartene. Io adoro questa amica, questi amici, qui mi sono sempre ritrovata e sentita amata, raccolta attorno al desco con le persone umili ma importanti che si avvicendano nel tempo. Perché è questa la prerogativa delle persone colte e capaci, essere umili e non darsi arie, anche se invece potrebbero perché saper di essere letti e seguiti da milioni di persone nel mondo attraverso le tue opere a me mette tremore ai polsi.
Ci lascia due ricette, pezzo forte della sua cucina segreta e privata, le pietanze che hanno sfamato e degustato i tanti venuti sin quassù e soprattutto la sua grande famiglia, sparsa ovunque nel mondo, ma che ogni anno qua si ritrova.

©PHOTO EDITING - elisa roattino

FOOD THE COOKWARE DESIGN - Etichette per marmellate

FATE LE MARMELLATE IN CASA?

Allora vi divertirete a confezionare i vostri barattoli con questa Confezione da 20 accessori
deluxe... per esteti anche nelle conserve!

Self Adhesive Jam Jar Labels - Kitchen Craft 




giovedì 14 giugno 2012

FOOD THE COOKWARE DESIGN - Misura spaghetti

QUANTA PASTA MANGI?
Ogni porzione è scritta in italiano e sull’altro lato in inglese: per tre, per una coppia, per uno e per un bambino.
Ma mi sa che noi italiani siamo già allenati…
















Misura spaghetti Godfather.
Designer esclusivo di David-Louis

RICETTE - Tarte Tatin di Luciano Villata

TARTE TATIN
Ed ecco la seconda ricetta di Luciano Villata, un grande classico. 
Provatela, è un dolce che non vi deluderà.

Ci sono molte scuole di pensiero per la tarte tatin... ne abbiamo parlato anche con Norma... ecco come ho eseguito quella della foto.
Ho una padella alla quale posso togliere il manico.
Sistemare le mele renette (è meglio se sono un po' vecchie) sbucciate e tagliate a metà nella padella preventivamente cosparsa di zucchero di canna ed alcuni riccioli di burro.

Per la sfoglia, se proprio volete cercarvi delle grane, cercate la ricetta su di un buon libro tipo il "Pellaprat", altrimenti compratela già fatta.
Stendetela sopra le mele avendo cura di pigiarla un po' sui bordi in modo che ''abbracci'' le mele. 
Mettere nel forno, in basso, con solamente il grill acceso.
Cuocere fino a che la sfoglia prenda colore e comunque diventi croccante e quindi lasciare raffreddare.
Rimettere il manico alla padella e passare a fuoco medio sul fornello a gas...la bravura e la difficoltà consiste nello scoprire a naso ed orecchio quando inizia a caramellare.
Voltare su di un piatto un po' concavo. 
Servire con panna acida.

RICETTE - Fragoline di bosco di Luciano Villata

FRAGOLINE DI BOSCO
Luciano Villata, un caro amico di Norma, ci ha deliziato di due ricette dolci che abbiamo il piacere di proporvi, ecco la prima:

INGREDIENTI: un bosco nel quale scovare le fragoline (quelle che crescono sulla terra rossa sono le migliori); periodo: primavera inoltrata.

Con infinita pazienza bisogna raccoglierle, lavarle molto delicatamente, asciugarle con altrettanta delicatezza. 
Un filo di miele d'acacia potrebbe essere delizioso, foglie di melissa, strizzatina di scorza di limone (come si fa per il cocktail martini)...

mercoledì 13 giugno 2012

FOOD THE FILM - Julia & Julia

Film scritto e diretto da Nora Ephron del 2009 con Meryl Streep e Amy Adams

Questo film, oramai datato, che chiuse il festival del cinema di Roma, è stato tratto da due libri di cucina che potrete reperire perché molto interessanti e creativi. Quello di Julie Powell:  “Julie & Julia. 365 giorni, 524 ricette, una piccola cucina” e l'altro di Julia Child e Alex Prod'homme: “My life in France”.

Intanto un mostro sacro del cinema come la Streep riportata agli anni ‘50, con ambientazioni mirabili e puntuali. La Amy si difende bene e nei giorni nostri, alle prese con blog, call center e quotidianità affannata e pasti quotidiani ci riporta una realtà che molte donne conoscono assai bene.
Questo film ci racconta il cibo, con il parallelo delle due Julie, la nostra contemporanea vuole emulare la gourmande prendendo spunto dal libro e pian piano si avvicina alla perfezione. Quella perfezione data dal confronto, dal tempo che si dispone, dall'amore per il cibo.
La storia in sintesi è presa dalla vita di questa Julia Child gastronoma sposata ad un diplomatico che negli anni cinquanta è di stanza a Parigi e lei approfitta e si iscrive ad una scuola per Cordon Bleu. Aga con il marito in giro per le sedi diplomatiche della Francia e progetta serate e incontri, scrivendo ricette per compilare un libro.
Tutte e due usano coraggio, passione e burro, perché è importante nella cucina di quel periodo uso del burro. Soprattutto nella cucina francese e lo è ancora ai giorni nostri. In Francia troverete vari tipi di burro, compreso quello salata del nord. Nei mercati come nei piccoli negozi di gastronomia e negli store meravigliosi ve lo serviranno tagliandolo con un ferro dal manico di legno e ve lo avvolgeranno nella carta oleata. Così come per la panna che tengono negli orci di ceramica e ve la serviranno in vaschette con un mestolo di legno o alluminio. Come ai vecchi tempi anche in Italia.
Film e libri sono una vera goduria per occhi e palato e consiglio usare le ricette, anche reinventandole ad uso proprio.
Promettiamo di metterne in scena alcune e sottoporvele.

FOOD TV - Benvenuti a tavola



Tutti sanno che non nutro grande passione per la televisione, preferisco un buon film in sala,  un buon libro, o conviviare. Comunque anch'io ogni tanto mi guardo selezionando qua e là ciò che mi piace e serve.
Ma una cosa voglio segnalare: Benvenuti a tavola, una fiction di Canale5 che oramai è volta all'epilogo. Costruita bene, con attori bravissimi quali Bentivoglio, Tirabassi, Catania, Mannino e tanti altri – alcuni meno all'altezza – comunque non inguardabili.
Verteva sul cibo, ecco perché ve ne parlo.
A mio modesto parere è riuscita a raccontare il “cibo alto” quello di ricerca ed evoluzione di chef quali Bottura, Scabin e via dicendo e quello piu' popolare delle trattorie che amano coniugare materia prima e continuità della nostra tradizione. Tutte e due le opportunità sono importanti sia per la costruzione del PIL sia per la possibilità di continuare a mantenere salda una nostra prerogativa che è quella del cibarsi con coscienza.

La materia prima è fondamentale, così come il Km zero che serve a non sciupare denaro per importare alimenti che non sono del periodo e consumare ciò che il mercato ci offre. Semplice e quotidiano il cibo vicino a noi a qualsiasi latitudine serve a non incappare in conservanti, diavolerie terribili come pelati con dentro vernici. Soprattutto serve a conoscere le stagioni con le sue possibilità alimentari, serve a fare sistema con le fattorie accanto a noi, serve a creare futuro a generazioni e continuita' ad una vocazione agricola che è sempre stata quella italiana.
Cucinare con amore, con due cucchiaini di amore, serve alla gioia personale e di chi ci circonda, serve ad avere la sensazione che tutto è circolare e ci riporta al nostro intimo benessere, nonché quello collettivo.
Una volta tanto un prodotto di qualità. Alla fine non è così difficile.

martedì 12 giugno 2012

FOOD THE WORLD - Ferie medievali di Pavone

MANGIANDO ALLE SAGRE…

Ho mangiato la salamella. Si non sono riuscita contenermi. Alle Ferie Medievali di Pavone, dopo una giornata passata in armonia condividendo un mercatino con la mia amica Elisa, ceramista raffinata e sempre più artisticamente valida. Bancarelle, chiacchiere, vendite, passaggio di genti, incontri, cortei di figuranti addobbati di velluti e damaschi, tamburi e chiarine, giullari, schemitori, dolzelle danzanti e meravigliosamente giovani e belle.
Si è stati bene, lustrandoci anche gli occhi con gli stranieri del continente europa dell'est, niente male vi assicuro.
Quindi al termine di questa giornata piena e ricca, ci siamo avventate sulla cucina delle ferie che aveva cassato agnolotti e lasagne perché esaurite dalla richiesta. Il dualismo della soddisfazione famelica verteva su panissa, grigliata mista, salsiccia o salamella. Male minore, salamella alla brace. Non mi sento in colpa, mi ha soddisfatto il palato, contornandola con peperoni alla brace sapidi, con tometta sempre alla griglia e salamella gustosa.
Bravi tutti in cucina, mentre tamburi e tasso alcoolico oramai alla saturazione, faceva colonna sonora e si sprecavano i brindisi. Birra per noi, sempre appagante e sedute in discesa per via pendenza della piazza, conversavamo amabilmente con avventori a noi sconosciuti. 
Ma si sa queste rievocazioni servono per allargare il campo del nostro chiuso pensare quotidiano e fraternizzare ci accompagna verso il piacere semplice come dovrebbe essere il nostro vivere.
Mentre dall'altra parte del mondo il sonno avvolgeva il mio compagno/marito e io cercavo di augurargli la buona notte, invano!

FOOD DAILY - Bistecca alla fiorentina o milanese?

MILANO O FIRENZE? NELLA BISTECCA...
Eccovi il dualismo riportato dal quotidiano La Repubblica. Bistecca alla fiorentina o milanese.
Io sono vegetariana, divenuta tale per mio discernimento, ma anche per il fatto di essere la compagna di un indù, che non mangia la mucca. Il mio attuale marito, sempre indiano ed indù però la mucca la mangia, come pure il piccione, il montone, il serpente e quanto altro. 

Voi vi domanderete come mai un indù mangi la carne di mucca che in India è sacra. Beh le nuove generazioni di indiani mangiano la mucca con una eccezione di furberia. 
Vale a dire non mangiano quella che chiamano il Nandi, con la gobba e le lunghe corna che adornano con campanelli di argento. 
Mangiano la razza, simil pezzata valdostana. Mi domando se non sono furboni, avendo mutuato questa modalità perché assaggiandola hanno capito che piaceva. 
O forse anche perché per imitare gli occidentali che la divorano e a loro questo fatto piace, essere imitatori dei nostri usi e costumi pur non approvandoli.
Che dire, io non voglio giudicare, continuo ad essere vegetariana e questo mi basta, poi ognuno si regoli.
Preferisco comunque la milanese, con osso ben impanata e fatta cuocere nel burro. Accompagnandola come da tradizione con una verdura cruda quale insalata; una fritta come patatine o zucchine o melanzane e una in umido come mangiatutto che ora sono di stagione. Anche i piselli con pancetta, volendo. 

E voi, cosa preferite?

lunedì 11 giugno 2012

FOOD THE COOKWARE DESIGN - Cinq design

CONCEPT STORE - TOKYO
Cinq Design si trova a Tokyo, nel quartiere di Harjuku. 
E’ un negozio  che vende accessori per la tavola veramente originali; ceramiche per la cerimonia del tè, piatti con disegni delicati, pentole e cocotte dal design essenziale. 

Presentano uno stile semplice ma tutt’altro che scontato, strizzando l’occhio al design scandinavo. Date un’occhiata al loro sito, non ne rimarrete delusi.

venerdì 8 giugno 2012

FOOD DAILY - Il gelato

IL GELATO: COME RICONOSCERSI

Sembra che il gelato sia divenuto anch'esso lo strumento di indagine introspettiva.

Sei un mammone? Allora mangiati il biscotto con dentro il gelato che può essere anche bicolore. 
Sei un moderno, allora fa per te la pralina, tipo il mini magnum. 
Io scopro che sono una romantica perché amo degustare il gelato con il cono a cialda. 
Credo fermamente invece che il gelato sia quanto di meglio al mondo esista, perché è un piacere intimo, personale, fatto di sapori che ti salgono nel palato avvolgendoti come una spira. A qualsiasi latitudine visto che le nostre macchine e molti italiani sono in giro per il mondo a deliziare.
Ancora una volta ci vede protagonisti nell'invenzione. 

Nel 1668 in Sicilia un cuoco escogitò questa miscela composta di ghiaccio, latte e zucchero estratto da canna. Si, avevamo la canna da zucchero ed estraevamo un liquido fragrante, essendo il miele un sostituto ma non possibile usarlo per combinare assieme ghiaccio proveniente dai ghiacciai dei monti ed alimenti quali latte e frutta.
Gli arabi sono i nostri complici, arrivati in Sicilia trovarono questa delizia zuccherosa e anche la neve, essendo una prerogativa a loro negata per via delle condizioni differenti di clima.
Che dire, vi narrerò di questa delizia postandovi un servizio, ma certo nel mio pensiero quotidiano voglio riportarvi di un articolo ieri apparso sul quotidiano La Stampa di Torino, che ci riporta pure essere argomento gelato uno dei più cliccati del web, chiacchierati dei blog e social network.
Pensavo fossero altri argomenti che più ci premono, vedi alla voce lavoro, tasse, terremoto, amore...invece sorpresina: il gelato. Visto che  altri argomenti ci riportano stress, abbiamo bisogno di un attimo di goduriosa consolazione? Credo di si, passiamocela. A proposito, io amo la combinazione cioccolato, vaniglia e crema di latte, talvolta cambio per il terzo del tris con nocciola. Gelato artigianale, ma  gradisco anche molto il famoso cornetto Algida, è vero ha un cuore di panna. Come il mio per Mohan.

FOOD THE BOOK - Cavolo che design

CAVOLO CHE DESIGN 
70 ricette con le verdure


Abbiamo scoperto questo libro molto interessante: 70 designer presentano altrettante ricette, che spaziano dagli antipasti al dolce, mettendo in gioco la loro creatività. E' un gioco che ripropone l'interessante connubio tra il cucinare e il progettare attraverso gli alimenti.

Ma non solo: oltre a rappresentare attraverso la grafica la propria ricetta preferita, suggeriscono locali per dare un'alterativa a chi vuole uscire di casa per sperimentare altri sapori.

Dall’ Introduzione di Filippo La Mantia:
“Il cavolo potrebbe essere idealmente e nelle nostre fantasie infantili, la casa perfetta.
La creazione naturale del rifugio, della protezione.  È tondo e ispira comfort. […].  Il cibo […] ti deve dare la sensazione che sia replicabile,  ti deve divertire come un bambino, lo devi guardare, annusare, inghiottire  e soprattutto ti deve lasciare un buon ricordo, dentro.”



Insomma, un libro da non perdere, soprattutto per l'originalità e la bellezza delle creazioni grafiche.




giovedì 7 giugno 2012

FOOD SYNTAX - Afrodite nel piatto

IL CIBO E' AFRODISIACO?

Sento farmi questa domanda molto spesso. Io non credo vi siano cibi che possono aumentare la libido e altri no, credo invece che vi siano cibi voluttuosi. Ad esempio il cioccolato che è sensoriale, piacevole ed aumenta le nostre endorfine e quindi ci pone in una situazione di ascolto, di rilassatezza.
La voluttuosità delle ostriche che scivolano via con quel forte sapore di mare, che ti immagini dentro un oceano immerso in un liquido amniotico.
L'affondo in una torta meringa con nuvole di panna che ritorni bambina e spalanchi gli occhioni estasiata.
La situazione in cui ti trovi, con la premessa di avere accanto la persona che vorresti avere per i tuoi sogni erotici e non, il condividere un pasto sapido e squisito, mangiando con le mani.
Io adoro vedere come gli indiani prendono il cibo, con le dita lunghe e smilze, raccogliere ogni più piccola parte e introdurla nelle labbra con una precisione millesimale. Quella è voluttà! 
Quel gesto è afrodisiaco e ti permette di mettere in atto tutte le fantasie ed evoluzioni possibili.
L'allegria che si pone nel conviviare, con davanti una pietanza costruita con infinito amore, posta in un piatto in perfetta armonia tra i colori e i sapori e il guardarsi negli occhi con grande sintonia e rispetto. Questo credo sia afrodisiaco. Certo non voglio dissacrare gli studi scientifici e quanto altro, ma per me non è la sostanza degli alimenti ad esserlo, ma il contorno.

I succhi: vi sono quelli preparati freschi e quelli confezionati. In India ad ogni angolo di strada ti preparano succhi freschi con la frutta del momento. Avrai mango, melograno, uva, arancia, anguria, melone e seppur nella modalità più rudimentale, apparecchi che qui da noi non si vedono da anni, hai la possibilità di ingerire vitamine e antiossidanti a poco prezzo. 
Anche la canna da zucchero spremono, con una macchina rudimentale che schiaccia tra le spire le lunghe canne e scende un liquido bianco spesso un poco agro, ma dissetante.
Il cocco con la sua buccia esteriore verde bottiglia acceso te lo porgono dopo averlo scheggiato con un rudimentale machete e nel forellino antistante infilano una cannuccia. 
È fresco, zuccheroso e denso, acqua vitale da non abusare perché puoi dover andare al bagno sovente.
In Canada coltivano il mirtillo rosso in enormi vasconi, come se fosse un alga e lui galleggia beato, sin quando un trattore non lo fa fluttuare verso alto e lo spinge in angoli rinchiusi dove raccoglierlo. Ne estraggono un succo rosso rubino che serve per i radicali liberi. La tua pelle se ne gioverà bevendolo. Da non confondere con il mirtillo nero che è invece frutto di sotto bosco e serve per migliorare la vista. Tanto è vero che ai soldati americani di stanza in Vietnam ne propinavano in pillole per aiutarli a migliorare la visibilità e poter guardare in faccia, talvolta, anche la morte.
I brasiliani grandi produttori di succo di arancia, non lo bevono quello in scatola, ma ne consumano un'infinità fresco. Sono i più importanti produttori di succo arancia del mondo, esportandolo anche negli Stati Uniti. Lì lo troverai in scatola gigantesche e lo consumano a litri da mane a sera. A me è un poco indigesto, preferisco mangiarla a fette l'arancia.

Il succo che preferisco è quello di mango. In riva all'oceano indiano, in un luogo denominato Repos alle porte di Pondicherry, con il gracchiare dei corvi e il cantelinante linguaggio Tamil, nella stagione dei manghi mi assaporo questa crema gialla densa e profumata, senza aggiunta di nulla e tutto il creato lo ritrovi. 
Non vorresti mai più muoverti da lì, per nessuna ragione al mondo!

martedì 5 giugno 2012

FOOD THE WINE - Lo spirito del vino

SAPERE DI VINO
Viaggio all’interno della storia del vino

Non fu certo il sottile aroma del vino, né un piacevole retrogusto di violette e lamponi, ad attirare per primo l’attenzione dei nostri antichi progenitori. 
Bisogna riconoscere che furono invece i suoi effetti.
In una vita che era ingrata, brutale e breve, coloro che per primi provarono gli effetti dell’alcool credettero di avere avuto un anticipo del paradiso. Le loro ansie scomparvero, i loro timori si attutirono, le idee si formarono più facilmente, e gli amanti, dopo aver bevuto il succo magico, si amarono di più. Per qualche ora si sentirono onnipotenti, fino al punto di credersi degli dei. Poi si sentirono male, o persero i sensi, e si svegliarono con un terribile mal di testa. Ma le sensazioni, finché duravano, erano troppo belle per resistere alla tentazione di provarle di nuovo, e tutto sommato il malessere che seguiva la sbornia era solo passeggero.
Bevendo più lentamente si potevano godere i piaceri senza subirne le conseguenze.
Il vino rappresentò il primo incontro con l’alcool soltanto per una minoranza privilegiata della specie umana. Per la stragrande maggioranza lo fu invece la birra. Le prime città sorsero per lo più in parti del Medio Oriente dove si producevano i cereali, ma non l’uva: cioè nella Mesopotamia e in Egitto. 


L’antico Egitto fece grandi sforzi per produrre il vino di buona qualità, ma ottenerlo era un privilegio riservato a pochi.
In ogni caso il vino è sempre stato la scelta dei privilegiati. 
La Mesopotamia importava quello che non poteva produrre da sola. Perché? Una risposta semplice quanto prosaica potrebbe essere che il vino, di solito, è più forte della birra. Inoltre si conservava più a lungo, e qualche volta, migliorava con il tempo. Non possiamo affermare categoricamente che avesse sempre un sapore più gradevole: l’unica cosa che possiamo dire con certezza è che gli si attribuiva un valore più alto.

Esistevano altri cibi e bevande capaci di alterare le funzioni della mente e anche quelle del corpo. I popoli primitivi conoscevano bene i veleni. Ma quale fosse lo spirito, misterioso come il vento, che abitava questa bevanda, era uno spirito benevolo: anzi, era sicuramente divino.
Il vino ai loro occhi, aveva un potere e un valore molto maggiore della birra e molto diverso da quello delle droghe allucinogene. 
La sua storia è tutta imperniata su questo valore.

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