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mercoledì 10 dicembre 2014

FOOD PLACE - Bistrot - Dozza



Sono andata a Dozza in Emilia a LE BISTROT per salutare cari amici ristoratori,  per gustare le loro meraviglie e ritrovarci con rinnovata amicizia e sapidità. E' stata una cena degna di nota, come sempre da loro, nel luogo elegante e molto curato di due splendide persone che fanno questo lavoro con passione e magia interiore.  

Sono due amici che anni or sono hanno dato vita ad un sogno comune, aprire un ristorante tutto loro dove esprimere le competente e la sperimentazione: Angelo e Daniele, affiancati dai genitori di Angelo che danno una mano nel sovraintendere.

All’inizio erano situati nel paesino di Dozza che annovera un castello molto ben conservato ed un museo a cielo aperto di murales di arte contemporanea.

In un secondo tempo hanno acquisito questa proprietà dandogli carattere e intenzioni precise, connotandolo come luogo di elezione e costruendo un menù che prende spunto dal territorio, ma con occhi contemporanei e di grande respiro artistico.

Sono stati opiti in molti hotel e resort del mondo, soprattutto asiatici, ambasciatori del gusto italiano e emiliano. 

Ovunque è sempre stato un successo e complice anche la nostra antica amicizia, sono tra i soci fondatori dell’albergo diffuso CASEALBORGO.
Nel loro ristorante si sono svolte molte serate a tema: cena con gli autori, cena con delitto, cibo del mondo, convivi medievali e rinascimentali con riferimento alla  storia dei signori di Imola e Dozza.

Vi è sempre un grande divertimento alla base del loro lavoro, un gusto dell’approfondimento e del coinvolgimento emozionale ed estetico che ha creato un rapporto di grande empatia con la clientela.  Questo si vede nei loro piatti, di un gusto e sapore estremamente piacevole.

Così si conclude il nostro viaggio, denso di sapori, colori e profumi. 
Non mancherà molto, spero, che ritornerò alla mia amata Sicilia, e sarà di nuovo bello riscoprire le mie origini, per prendere spunti sui luoghi visitati che non mancherò certo di raccontarvi.

FOOD PLACE - Una settimana in Sicilia - Parte 8

Verso il ritorno...
La notte fonda vede il rientro nella meraviglia del nostro luogo del riposo, silenzioso ed accogliente, i cipressi stagliati nella notte e in alto lo sguardo sonnecchioso di Enna.
Sento tutta la storia che mi passa accanto e vado a dormire per risvegliarmi al profumo del caffè di moka, l’ora della colazione si consuma in una stanza bella e luminosa, con in parata di dolci siciliani d’ogni fattura, marmellate, succhi e bontà di ogni genere. Un buon inizio di anno, buon viatico per il procedere, che sarà verso il ristorante BANNATA, di cui vi avevo già parlato nel post precedente, per una sontuosa colazione.

Lì ci accoglie la meraviglia della proprietà e la nobildonna Nietta, elegante e colta, lo sguardo penetrante ed intelligente, che ci avvolge. Così come ci avvolge la sua famiglia, quella meraviglia del professionismo dato da una antica e profonda cultura, fatta e preparata in scuole di ottima levatura, con il dissertare nel mondo e per il mondo, con la sapienza atavica e sempre cibata da buone frequentazioni e tanto apprendere e dedicarsi.
Un menù della tradizione, rivisitato quel tanto che basta e che ci fa risollevare spirito.
Risotto con zucchine, funghi e zafferano. Pasta di casa con broccoletti, ricotta e aromi. Involtini al forno con prosciutto e formaggio. Polpettine all'arancia in agrodolce. Crocchette di baccalà. Cosciotto abbuttunatu con carciofi. Gattò di patate. Caponata all'ennese invernale. Frascatula di ceci all'ennese con finocchietto. Broccoletti in pastella. 
Tutto squisito, tutto proveniente dalla proprietà e dal territorio; si è avvertita l’aria di casa, tutta la campagna dentro il tuo piatto, tutta la storia che ti avvolgeva in un abbraccio di serena quiete e raffinata piacevolezza. Persone che amano il loro lavoro e lo trasmettono a te per farti ristorare anima e pensiero.
Avremmo voluto rimanere inermi nell'infinito!

Dopo libagioni viene voglia di un leggero passeggio e un ristoratore caldo abbraccio del tuo letto in una camera che ti accoglie con leggerezza e tranquilla armonia.


La sera non viene voglia di cenare, ma camminiamo sulle alture, dentro le stradine e la storia di Enna, sonnecchiante e tranquilla, ha espresso già il tutto nelle ore precedenti e quindi camminiamo, ammiriamo e ci immedesimiamo nella storia di questi luoghi.


Il giorno ci ritrova alla villa del Casale, dimora romana, con meravigliosi mosaici, un bel recupero e saranno sguardi e pensieri che si immergeranno dentro il quotidiano di coloro che “non tramontava mai il sole sopra i loro poderi”, conquistatori che han portato le italiche vestigia nel mondo.

Morgantina, verso il ritorno
Proseguiamo poi verso il sito archeologico di Morgantina che invece è sulle alture, più addentro nel territorio, ha vestigia greche, un’altra dominazione importante per questa isola, le sue pietre sono millenarie.

Ma dobbiamo andare verso la nave che ci riporterà nel continente, verso la fine di questa settimana incantevole e piena di ogni e di tutto, dove ho riassaporato le mie radici e la storia.

Pasticceria Savia - Catania
Così prima di partire, andiamo alla Pasticceria Savia, dove puoi gustare cassata, arancini, cannoli, frutta martorana, torta e paste di mandorle, olivette di pasta reale, torrone gelato e quanto di meglio esprime la gastronomia dolce siciliana. E' di antica memoria, fondata nel 1897, con una tradizione di dolci prelibatezze.

È sempre una mia tappa, ogni volta che vengo in questa isola; è sita in Via Etnea, dove c'è sempre tanta gente che gusta, acquista, si rallegra e si pasce.
La nave piena ci accoglie e questa volta il mare sarà clemente, sbarcandoci a Napoli dove riprenderemo il tragitto verso il nord.
Sicilia ci mancherai!

sabato 8 novembre 2014

FOOD PLACE - Una settimana in Sicilia - Ennia e Catania - Parte 7

Il viaggio continua... Enna e Catania

Nuvole piene di pioggia, che impregnano la terra e risale la fragranza. 
Siamo vicini a Piazza Armerina con la sua Villa del Casale, vestigia romana di rara bellezza, molto famosa per i suoi mosaici.

Agriturismo Bannata, un oasi per ricrearsi
A quattro km di distanza visitiamo la Masseria BANNATA.
Il luogo è meraviglioso, arredato con cura e gusto, design e opere d'arte, libri della sapiente cultura europea e italiana. La padrona di casa è una mente vivace e raffinata, dovunque si posi lo sguardo si accoglie ciò che ne proviene dall'ingegno e genialità. 
Ci vuole talento, conoscenza ed immenso gusto per allestire un “rifugio” di siffatta bellezza. 
La signora Nitta Bruno ha preso in mano le proprietà di famiglia e le ha avvolte nella rinnovata raffinatezza, accompagnata da una promozione della cultura e del territorio.


La Bannata è una parola siciliana che deriva dal catalano ed ha significato di: in parte, nascosta.  
Ed è così. L'agriturismo è posto ai piedi di una collina, nascosto agli occhi e avvolto nel suo rigoglioso bosco e giardino. sorge accanto ai muretti di pietra, ricovero per gli animali, e nel silenzio rotto dal canto dei richiami degli uccelli.
Entrando nella proprietà vi sono i cipressi che ti accompagnano alti e silenti ed arrivi ad una casa di pietra, antica e piena di fascino del tempo.
In passato, questa era la masseria di famiglia di questa imprenditrice ennese. 
Una signora dalla bellezza  florida,  con eleganza e intelligenza che l' accompagnano nel fruscio che ti avverte della sua imminente presenza. 

La Sicilia dell'intelligenza e della cultura la rivivi sul suo viso e nell'attorno, quella borghesia che ha conservato nei tempi efficacia e risolutezza, portando avanti immagini e culture, preservandole da contaminazioni non lecite e favorendo il progredire.

Donna Nietta  ti accoglie nel podere trasformato in un agriturismo di fascino, con annesso un ristorantino intimo e un fienile riattato per favorire incontro con l'arte e la contemporaneità.







Una manciata di camere allestite con il fascino raffinato dell'antico, con tocchi contaminanti e dove nulla è messo al caso.
Si nota la mano sapiente e la conoscenza del design e della storia, connubio che si interseca alquanto e si rimanda al vivere bene il tuo soggiorno.
Per i banchetti più consistenti c'è una stalla riattata a salone con la pietra rimessa a nuovo, mobili e oggetti appartenuti alla famiglia da circa duecento anni, con libri e cataloghi di arte che occhieggiano accanto a divani e poltrone molto comodi.

C'è il camino acceso, il fuoco vivo e stemperante, le ceramiche di Caltagirone, i pomoli dei legni costruiti col fuoco e dal colore verde pallido, messi a grappolo dentro un piatto antico, i pupi siciliani, tappeti e sedute che hanno accompagnato i giorni della borghesia colta siciliana.

Accanto vi è un fienile riattato con la moderna tecnologia che raccoglie la possibilità di convegni, incontri e rassegne.

In questo luogo si favorisce l'arte con gli incontri di cinema, le mostre di arte contemporanea, letture, reading, presentazioni; campeggia sulla grande vetrata una frase del cineasta indipendente Silvano Agosti.
C'è una fontana con pesci rossi che si lasciano accarezzare dai raggi di un sole tiepido, cullandosi al tuo chiacchiericcio e liberi di saltellare e raccontarti dicerie e favole.
Puoi camminare ed inoltrarti alla scoperta della proprietà, e incontrerai eucalipti, alberi antichi, macchia e silenzi.
Il ristorante è un luogo della delizia con la sua proposta di cibo siciliano rivisitato con sapidità da donna Nietta, preso dai ricettari di famiglia che vantano lustri.
Ho mangiato la caponata ennese di natale , frittelle di baccalà, gateau di patate, pasta con i broccoli, cosciotto farcito con carciofi e via dicendo, con alimenti presi dalla proprietà, compreso il grano per comporre paste. Tutto controllato a favorire un gusto ed una precisione nella composizione del tuo piatto, che ha equilibrio e gusto raffinato.

La terra entra sulla tua tavola come il sapere contadino e la grande affascinante civiltà siciliana che ti arriva accanto e ti delizia.
La famiglia è la componente essenziale di questa imprenditrice, con la sua dolce e volitiva madre, simpatica ed ironica. Accanto a lei partecipano del lavoro i suoi fratelli professionisti di prestigio, colti e affabulatori impareggiabili, pieni di sapere compreso e intenso, con la grande curiosità verso il cibo e la sua storia. Figli e nipoti, generazioni a confronto che hanno un filo conduttore: la coscienza di avere ereditato grande eleganza, cultura e fascino che non disperdono al vento, ma coltivano il tutto con grande passione e amore per la continuità.

CATANIA
Arriva così l'ora di prepararsi, stiamo per dare addio alla fine dell'anno ed allora ci si ritrova in piazza a Catania per il concerto di Bregovich, molto atteso, e che ci farà dimenare alquanto. Ritmi balcanici, tradizioni e folklore, storia e rivolte. Sarà una serata differente, il cenone sarà all’insegna dello street food, ad iniziare da panini con la polpetta ricoperta di pistacchio, per alcuni sarà di cavallo, con accanto la birra siciliana, frutto del lavoro dei molti birrifici sorti negli ultimi tempi, che forniscono eccellenze per la gioia dei palati.
Uno sguardo verso un cannolo, giusto per addolcire e poi via alle danze ed al ritmo. 

Si canterà, ballerà, gioirà, sorridendo e sollecitati dalla sua bravura. 
Un abbraccio forte con la golata di prosecco e ci si incammina verso un nuovo anno, che ci auguriamo al meglio e alziamo gli occhi verso i fuochi artificiali, attorno esplosioni di tric e trac, alcuni vere bombe che fan tremare il pavè, sempre sotto lo sguardo silente dell'elefantino e con i santi e gli Dei accanto a vigilar sul nostro andare.

...continua...

venerdì 7 novembre 2014

FOOD PLACE - Una settimana in Sicilia - Parte 6

Il viaggio continua...

Palermo
Palermo ci accoglie con tutta la sua forza di antica città di gattopardi, di potere, di storia e cultura, posata a strati di dominazioni che han lasciato vestigia meraviglia e la rendono imponente, protratta verso il mare e il futuro, talvolta avvolto anche di angoscia.
Palermo è il suo mercato, il suo cibo di strada di antica memoria, il vociare dei richiami, colori e passione, furore di talento e pigrizia dell'incedere, il mare che la frange e il suo porto traslato da merci. E’ ancora vicoli e strade, balconi, portali e portoni, teatri, molto raccontato dai suoi grandi poeti e pittori.
Si può mangiare per strada e nei mercati possiamo assaporare la testina bollita con il sale, pane e milza, le interiore del vitello scavano un pane sciapo e pieno di vitalità, limoni, arance, carretti siciliani, cassate e cannoli, geli e puponi, tutto accompagnato dall'enigmatica tranquilla vulgata, dal nero degli occhi e il silento sguardo degli uomini.
La bellezza delle fimmine siciliane è nota nel mondo, i colori dei loro occhi e dei capelli varia dallo strato e dall'anagrafe del periodo degli invasori, sempre eleganti, sempre misurate, sempre sorridenti e drammatiche, che ti fanno perdere orientamento e voglia di andar altrove.

Antica focacceria S. Francesco
















Puoi mangiare poi un arancino Antica focacceria S. Francesco che è mutata nel tempo, ora hanno aggiunto il ristorante all'ultimo piano, sotto puoi prendere sarde a beccafico, pane ca meusa, insomma il cibo di strada. L’arancino è sempre sublime, con il suo ripieno di ragù e piselli, cotto bene, il riso ben amalgamato.

Bagheria
Trattoria Don Ciccio

Per la cena siamo andati al Don Ciccio a Bagheria che nel tempo si è trasferito da un luogo più centrale e storico, ad un altro più anonimo inserito in un contesto odierno. Ma lì si può sempre assaporare una caponata degna di nota, il calamaro ripieno, essere serviti con celerità e simpatica ironia. Spettacolare il racconto del menù da parte del figlio del titolare, con la sua intercalata palermitana. Intanto io penso a questo posto dove risiedono le meraviglie delle ville siciliane della antica borghesia, alcune ritornate ai fasti, altre che stanno cadendo, con i suoi alberi secolari, la storia, il fruscio di velluti e sete. Qui proviene la famiglia di Dacia Maraini, da parte della madre, qui han discusso del futuro, qui han cavalcato storia e coraggio, qui ha dissertato il meglio dell'intelligenza.

Enna 
B&B La casa del poeta
Intanto ci dobbiamo spostare di luogo, oggi è fine anno e si cambia residenza: andiamo dentro la provincia di Enna in campagna, in un B&B LA CASA DEL POETA.

Un casale della villeggiatura estiva di una antica famiglia siciliana di Enna, quelle famiglie della borghesia che sono state pilastro e consistenza dell'economia e della cultura. 

Quegli intrecci di parentele e feudi, che han prodotto intelletti e consistenti professionisti, fortune e lasciato tanta materia su cui scrivere e leggere, a partire dai libri di ricette di casa. 







La pioggia ci accompagna nel percorso, passando per Leonforte che vanta una fontana barocca meravigliosa, con la campagna di ulivi e grano, con la città antica di Enna sulla rocca a spiarci nel cammino.
....continua....


giovedì 6 novembre 2014

FOOD PLACE - Una settimana in Sicilia - Parte 5

Siracusa
Siracusa ci accoglie sempre con il  tempo espresso nel suo esistere, le pietre sono pervase di millenaria storia. Adagiata sul mare che l'ha resa ambita dalla golosità degli invasori, che impossessandosene l'han resa grande e importante.

La piazza della cattedrale è meraviglia, accanto all'Ortigia che annovera i suoi resti, la vista sul mare, i monumentali palazzi, molti restaurati o in via di restauro, divenuti magioni e hotel di charme, oppure ristoranti dove il pesce e i suoi abbinamenti la fan da padroni, negozietti, artigiani e il vociare dentro ai minuscoli vicoli, le terme ebraiche sotterranee, con il susseguirsi di epoche e di personalità, la fanno visitare ed invadere da sempre. Molti i luoghi dove ti puoi ristorare, ci vorrebbero pagine e pagine, perché eccellenze ne trovi.

Noto
Mi soffermerò invece sulla tappa successiva che è Noto, dove il barocco siciliano è spettacolare, unico al mondo, con i suoi colori forti di terra, ringhiere panciute e arricciate, le scalinate che la pongono a più livelli, tutto molto suggestivo e protetto. Un gioiello di storia ed architettura immenso patrimonio della nostra cultura.
Caffè Sicilia
Qui accanto alla piazza del teatro, che è un gioiellino molto raffinato dei tempi andati, vi è il Caffè Sicilia con i suoi dolci della tradizione siciliana, che non ha bisogno del mio racconto, perché è conosciuto nell'universo mondo, ma dove mi sono deliziata con la cassata più buona della terra e il cannolo anche di dimensioni ridotte, così buono che è la prova dell'esistenza di Dio.



Il tramonto rinforza tutto il colore rosso terra delle facciate dei palazzi, il riflesso delle luci ad illuminare i tuoi passi, che rende il tuo intimo sentire più rassicurato e più affine a questo luogo e tempo.

mercoledì 29 ottobre 2014

FOOD RECIPE - PALETS DE BRETAGNE

I PALETS DI BRETAGNE, biscotti burrosi per palati sopraffini

Buongiorno!!! condivido con voi la ricetta dei palets di Bretagna, che io adoro. Tempo fa avevo acquistato una scatola di biscotti di Jacques Menou, una pasticceria francese della Bretagna che ha una tradizione famigliare dal lontano 1879. Sono biscotti friabili e burrosi, altamente burrosi! Non vanno assolutamente bene se siete in fase di dieta, attenzione! Sono invece ideali compagni di pause caffè, pause té, e ogni qualvolta  avete proprio bisogno di un premio di consolazione, di un dolcino fragrante che pizzica, a metà tra dolce e salato... La tradizione vuole che si spolveri del fiore di sale appena infornati, sarà questo che darà un sapore particolare, l'incontro tra dolce e salato... 
E ora veniamo alla ricetta: ho trovato questa direttamente dal sito del pasticcere francese:





L'originale ricetta di Jacques Menou

- 2 tuorli
- 100g di zucchero
- 100 g di burro
- Farina 140g
- 5 g di lievito ( 1/2 sacchetto )
- 2 g di sale


Sbattere i tuorli con lo zucchero e il sale. Aggiungere il burro ammorbidito prima, poi la farina e il lievito. 
Fare un rotolo e avvolgerlo nella pellicola, lasciate riposare in frigo 3 ore. Preriscaldare il forno a 170 ° C.
Tagliare il rotolo in fette abbastanza spesse.
Mettere le fiches in stampi.
Tempo di cottura: circa 15 min .
E voilà i vostri biscotti sono pronti per essere gustati...

Ma non contenta di questo, ho fatto ulteriori ricerche e ho trovato questa, che mi sembrava più fedele: è del celebre Pierre Hermé, noto pasticcere francese, conosciuto soprattutto per i suoi macarons. Ha infatti lavorato molto con Ladurée, ma anche con Gaston Lenôtre, che per lui è stato un maestro. 

INGREDIENTI
325 g di farina
1 cucchiaino di lievito
300 g di burro
175 g di zucchero
1 cucchiaino di fiore di sale
5 tuorli d’uovo
Per iniziare, prendere del burro ammorbidito (meglio se a temperatura ambiente). Se non avete tempo per farlo ammorbidire, invece di usare il forno a microonde, che facilita ma che a volte lo fa diventare troppo molle, inserite il burro tra due fogli di carta da forno e con un mattarello batterlo bene, più volte, vedrete che diventerà molto morbido e facile da lavorare. Infatti, per fare il burro a pomata, si necessita di un burro né troppo duro né troppo morbido.


Si amalgama quindi il burro con lo zucchero e il sale, fino a raggiungere una bella consistenza cremosa e senza grumi. 
Aggiungere uno per volta i tuorli, fare assorbire bene, mescolare e aggiungere a pioggia la farina con il lievito, sempre poco per volta, si otterrà un impasto molto morbido. 

Lavorare la pasta fino ad ottenere un rotolo o più rotoli della dimensione standard di un biscotto tradizionale. Dovrà essere messo in frigorifero a riposare avvolto in pellicola per almeno 4 ore, se non una notte intera. 
Quindi prendere il rotolo e tagliarlo a fette abbastanza spesse, di un centimetro, e metterle a cuocere in cerchi di ferro o negli stampi per muffin. Molto importante!! Questi biscotti prenderanno la forma del loro contenitore, perché con il calore il burro tenderà a sciogliersi e senza supporto si appiattiranno notevolmente! 
Io purtroppo non disponevo se non di pochi contenitori appositi, quindi questo consiglio deriva da esperienza provata. 
Comunque, prima di infornare spargere il fiore di sale sui biscottini. 



Il forno deve essere acceso a 165 gradi, e la cottura varia dai 15 ai 18 minuti.

Lasciateli raffreddare su una gratella e sono pronti per essere gustati. 
Io ne sono entusiasta!! Anche se dalle foto si vedono quelli piatti, vi assicuro che sono tutti egualmente buoni. Certamente quelli in forma originale, cotti dentro ai cerchi di ferro sono più gustosi ancora, perché al loro interno sono morbidi e croccanti e leggermente salati in superficie.
Che dire? Provateli!


©PHOTO EDITING - elisa roattino

martedì 28 ottobre 2014

FOOD WORLD - Salone Internazionale del gusto - Torino - 2014

Impressioni, forse un po' critiche, nei confronti di una manifestazione che ha raggiunto alte vette di popolarità. Forse a discapito di una vera fruizione?

Da tanti anni oramai, con scadenza biennale – alternandola a Cheese, che si svolge in Bra sul fare dell'estate – nella sabauda città adagiata tra le Alpi avviene questa kermesse.

Mi ricordo ancora la prima edizione, allegra, con grandi allestimenti regionali, con i produttori che avevano portato progetti e il meglio della loro produzione e fantasia, con assaggi copiosi, il chiacchiericcio molto conviviale, laboratori pieni di partecipanti attenti e consapevoli, showcooking con le giovani promesse che sarebbero divenute di lì a poco chef stellari universali, punti ristoro meravigliosamente allestiti, panchine per ristorare i piedi e il passo, insomma il cibo che incontrava il fruitore dello stesso senza mezzi termini, anche di stupore...


































Negli anni questo entusiasmo è rimasto, ha permeato tutto, sin quando pian piano la situazione è mutata, sempre con meno sfarzo, forse centralità più verso il prodotto, ma si è iniziato a pagare tutto, compresi gli assaggi… e l'allegria è andata via via scemando, complice il fatto che la crisi ha invaso tutti i settori, compreso il comparto food... ma inverosimilmente ovunque nei media la parola cibo e biologico è spalmata e oramai è divenuto un lavoro, anche solo parlarne.
La professionalità però di molti e tanti che ne chiacchierano non credo sia aumentata. Io ritrovo sempre più improvvisazione e una sorta di svolta del vivere o sopravvivere di molti che nel settore ora sguazzano. 
La competenza è fatta di duro lavoro, di conoscenza della materia, della sua storia, del prodotto per averlo conosciuto e scoperto. 
Lo vedo oramai come una moda, un rifugio per molti che non sapendo collocarsi transitano in questo settore perché è il più semplice e in gran voga...
Quindi la spettacolarizzazione ha portato, secondo il mio modesto parere, la qualità verso il basso e certificando anche nell'olimpo produttori e prodotti che in quel luogo non dovrebbero stare.
Detto questo, proprio per muovere una critica ad una kermesse meritevole di molto, ma che propone ingresso molto alto di prezzo, non dando come un tempo una gratificazione che ne giustifichi questo, con punti ristoro sempre di poco numero, con sedili inusuali quando si parla di cibo italiano, con inesistenti luoghi per fermarsi un attimo e darci ristoro al passo, con produttori mesti e allestimenti tristi e mal in arnese, con laboratori senza paratie che ti fan perdere la concentrazione e il rumore dei corridoi entra nelle aule e non si comprende nulla della chiacchiera dell'oratore...

Anche nel settore straniero il tutto ha perso lo smalto, la grinta, la verve proponitrice; inizialmente soprattutto il cosiddetto terzo mondo portava anche il suo colore e la sua modalità del vestire, ora è raro.

Saranno anche tempi di crisi, ma non ci vuol nulla o poco ad allestire in modo da portare ottimismo e allegria... porgere la qualità in modo più “agreable”,  anche perché i prodotti non han certo costi bassi. Certo si paga volentieri per il cibo di qualità, ma l’impressione generale è che tutto è diventato un commercio.

Qui in contrasto con le parole del fondatore Carlin Petrini che incita a non far diventare il comparto in una mera questione di commercio.

Terra Madre è stato l'evento portato all'interno del Salone da una decina d'anni, una scommessa forte perché voleva dire andare a lavorare nel vasto territorio del mondo, sovente in contrasto forte con le politiche di quei paesi che talvolta sono retti da dittatori o da usanze ataviche non certo favorevoli a presidi e a biodiversità.
I progetti sono aumentati, si propongono possibilità per risolvere il problema della mancanza di nutrimento in paesi depauperati da guerre e crisi ambientali, sono ritornati in uso coltivazioni estinte... questo è ciò che la kermesse propone e Slow Food, un tempo Arcigola, perora, tutela e garantisce.
La terra è la nostra alleata quotidiana, dobbiamo avere cura di lei e proteggere il nostro cibo con amore e passione.


E' bello vedere molti giovani nei corridoi che sono interessati alle proposte, che acquistano, si informano, assaggiano e confrontano. 
Ciò sta a significare che il molto lavoro sta andando nella direzione giusta, sensibilizzando sempre più alla qualità che non vuol dire necessariamente dover essere più esosa.

Debbo confessare che Cheese di Bra mi piace di più. Sarà forse perché si svolge per le vie della cittadina, nei cortili, nelle piazze, con l'apporto delle strutture locali che svolgono la funzione di supporto logistico. 
C'è più gioia, passione, più partecipazione di tutti.
Che sia questa la modalità per riportare quell'entusiasmo dell'inizio?  






Portare al di fuori di mura chiuse come sono quelle fredde e impersonali di un salone, anche e soprattutto se si parla di Food street, che all'interno del Lingotto era situato in un tunnel con odori forti che si mescolavano e non portavano ad assaporare al meglio. 

Lo so, l’organizzazione in un salone porta meno scompiglio in una città, il salone è già attrezzato per l’afflusso di tantissima gente, ma io preferirei vedere la manifestazione nelle strade, nei parchi, forse è una soluzione, o comunque un suggerimento.



Detto questo, ho scoperto con molta gioia che le patate viola le produciamo anche noi in val Belbo e quindi sosteniamo una produzione di montagna e locale.
Inoltre ho scoperto:
  • che il burro salato non è più solo proprietà di marchi stranieri!
  • che si propone il taglio del prosciutto crudo a coltello, come è giusto che sia;
  • che si vendono piantini di basilico adatto a fare pesto di qualità;
  • che si propongono le varietà differenti di aglio, ciascuno adatto ad un differente uso nel cibo e nell'uso;
  • che ci sono aziende agricole che vedono giovani protagonisti, perché il futuro della terra è nelle loro mani e nel loro entusiasmo.
Dobbiamo alzare la qualità del nostro quotidiano cibo, cercando di non sciupare nulla, di cibarsi meno ma al meglio, educando sin da bambini al gusto e al discernimento... ecco che la questione mense scolastiche diviene di attualità e si crea così il virtuosismo che da sempre si propone e ci si augura avvenga.

Slow Food ha avuto sin dalla notte dei tempi questa grande intuizione, ma credo ora debba veramente tutelarne le modalità e le connessioni... perché il cibo non debba divenire mero commercio, ma nasca dalla passione e dall'amore per il nutrirsi con gusto e grande qualità.

©PHOTO EDITING - elisa roattino


FOOD THE WINE - Le vigne impossibili

Quando la coltivazione delle uve e la vinificazione diventa eroica!
Liguria - Cinque Terre

Vi voglio parlare di vigne impossibili, di vigne difficili. Sono le vigne che sono state impiantate, quasi come scommessa, a picco sul mare, su terreni rocciosi che rubano metro su metro alla montagna. Divengono così uve rare e preziose che vengono salvate con fatica dall'estinzione. Quindi sarà fatica e sudore e anche tanta surreale follia, ma anche i sogni possono realizzarsi e così nasce la viticultura eroica.
Ostacoli se ne trovano, sempre e quasi quotidianamente, anche perché la fatica suprema sarà quella di andare ad accudirla a piedi, scarpinando in salita con le gerla sulle spalle nel raccoglierle, con pesi e discese ardite.
Sicilia - Pantelleria

Ma quando salirai lassù avrai davanti panorami infiniti, distese acquee o montagne con le vette innevate perenni. E' la volontà dell'uomo a crearle o sostenerle e sono così divenute paesaggi turistici e zone di produzione di prestigio, non dimenticando il fatto che con la loro cura si salvaguardia il territorio dall’abbandono e anche dalla tracimazione di acque e terra che frana.
Nascono così vini di grande spessore, intensità e vitigni autoctoni che vengono recuperati dall'oblio.
Vigneti a Carema (To)

Li troviamo al nord in Valle d'Aosta, Lombardia, Piemonte, Liguria, Trentino Alto Adige, Abruzzo, e anche al sud, in Calabria e in Sicilia.
Sono stati censiti dal CERVIM -  www.cervim.org  - che è un organismo internazionale nato nel 1987 con il compito di promuovere e salvaguardare la viticultura eroica.
Li hanno anche regimentati in modo tale da essere iscritti e tutelati, dando come indice la pendenza  del terreno superiore al 30%, l’altitudine superiore a 500 metri sul livello del mare, la coltivazione a terrazze e gradoni. Così vediamo che la Sicilia annovera i vigneti posti alle isole Eolie e qui davvero sono gradoni e pendenze.
Inoltre la zona deve essere inserita in un contesto strutturale e socio-economico penalizzante sotto il profilo della redditività aziendale, cito dal testo. Quindi tanta fatica, poco guadagno, vista la resa estremamente ridotta del terreni.
Ecco perché eroica, perché si lavora e il reddito sovente non è all'altezza di tale fatica, ma i luoghi sono meraviglie quali i muretti alle Cinque Terre, le vigne del Carema in valle Aosta, l'isolamento di certe parti del Piemonte, i problemi di irrigazione per Salina e Pantelleria, nonché agenti atmosferici forti e presenti.
Questa però è la poesia del coraggio che ritroviamo nel sorso che degustiamo, esce fuori tutta e il coraggio anche, queste uve hanno visto bellezza e assaporato aria pura e frizzante, talvolta.
Si annovera anche l'Europa, quali la valle del Douro in Portogallo, dove nasce il Porto, oppure in Germania dove nascono i riesling della Mosella e del Reno, o in Austria tra Stria e Wachau.
La Savoia e Cotes du Rhone nord, oppure la Galicia in Spagna dove vi cresce il Ribeira Sacra e qui ritroviamo veri e propri canyon...
Dunque ricordiamocene, la prossima volta che avremo la fortuna di assaporare uno di questi vini, perché è costata fatica, coraggio e tanta passione la loro venuta al mondo.

FOOD THE BOOK - Un filo d'olio - Simonetta Agnello Hornby

Ricette e racconti della Sicilia di un'autrice che amiamo

L'autrice di questo piccolo libro, edito dalla casa editrice siciliana Sellerio, è di già affermata avendo pubblicato parecchi volumi tradotti in diverse lingue del mondo; in ogni volume racconta la sua isola – la Sicilia – e sovente le vicende legate alla sua famiglia e al suo percorso di vita.
Sempre all'interno dei suoi volumi ritroviamo racconti legati al cibo e ricette appartenute alla sua dinastia ed al suo piacere di cucinare e conviviare con i suoi ospiti.
Avendo sposato un inglese vive a Londra, e fa l’avvocato di professione, ma il suo piacere alla scrittura l'ha da sempre coltivato e – pur se impegnata alquanto – trova i momenti per riempire pagine e dipanare ricordi.
Il filo d'olio del libro sopra citato è quello che la madre versava sopra le pietanze accuratamente preparate, assieme alla sorella, zia dell'autrice, ed era prodotto da un massaro della proprietà di famiglia. “Un vero toccasana”, sentenziava sempre la madre, “mette a posto tutto”.
Quel filo di olio è il legante che unisce parole e pagine e le sue estati in masseria, gli ospiti, i lavoranti della terra arsa e generosa siciliana, il sole cocente, i giochi con i suoi fratelli, la preparazione dei pasti.
Dalla madre ha appreso il preparare con grazia e dovizia la tavola, la scelta dei piatti che potessero accompagnare i colori delle vivande, le discussioni infinite sulla scelta delle tovaglie che erano ricamate dalle zie.
Un filo della memoria che ripercorre giorni e tempi, estati di villeggiatura, quaderni antichi dove si appuntavano da generazioni le ricette della casa e quelle donate dai conoscenti o dalle domestiche.
Un libro che si scorre con piacevolezza, che ci si appunta informazioni e ci induce a provare le tante ricette che vi sono descritte.
E' un ricettario dell'estate, un susseguirsi di pomodori ripieni, parmigiana di melanzane a modo nostro (della famiglia si intende), arrosto di coniglio cacciato dai massari, il pollo delle fattorie d'intorno alla casa avita... sono ricette gustose e semplici, che riportano i sapori della terra siciliana.
Scorrono i mesi e gli appunti, la vita di bambine ad occhi spalancati sulla vita e sulle vicende della stessa... Questo libro lo trovo indispensabile averlo nello scaffale accanto ai fuochi della cucina, come abbiamo i nostri quaderni che ci servono per prendere spunti per i pasti del nostro quotidiano.
Vi sono fotografie d'epoca di famiglia e ci piace immaginare quelle estati e la storia delle famiglie italiane, che han dato lustro e spessore alla nostra cultura.